Bon Om Touk: la festa dell’acqua che fa scorrere la vita in Cambogia
- Gajjey - travel to be more

- 1 nov
- Tempo di lettura: 3 min
Ci sono feste che bruciano di colori, altre che risuonano di musica. E poi c’è il Bon Om Touk, la festa dell’acqua in Cambogia, che scorre lenta e maestosa come il Mekong, portando con sé un messaggio antico: la vita, come un fiume, è fatta di cicli, di ritorni e di armonie.
Bon Om Touk: la festa dell’acqua in Cambogia
Ogni anno, tra novembre e la luna piena del dodicesimo mese lunare, la Cambogia si ferma per celebrare questo evento spettacolare e spirituale al tempo stesso. È il momento in cui le acque del Tonlé Sap, il grande lago del Paese, cambiano direzione, un fenomeno naturale unico al mondo che segna la fine della stagione delle piogge e l’inizio della stagione secca.

Il miracolo dell’acqua che torna indietro
Durante la stagione delle piogge, le acque del Mekong sono così abbondanti da far invertire il flusso del fiume Tonlé Sap, che si gonfia fino a diventare un mare interno. Quando arriva la luna piena di novembre, la corrente torna finalmente verso il Mekong: è il grande respiro della Cambogia, un equilibrio millenario che regola la vita, la pesca e l’agricoltura di tutto il Paese.
Il Bon Om Touk celebra proprio questo miracolo.
Non è solo una festa, è un ringraziamento alla natura per la sua generosità.
Una sinfonia di remi e tamburi
Se ti trovi a Phnom Penh, la capitale, in quei giorni sentirai la città vibrare: il fiume si riempie di centinaia di barche colorate, lunghe e sottili, con decine di vogatori vestiti a festa che remano all’unisono al ritmo dei tamburi. Sono le gare di barche del Bon Om Touk, l’anima sportiva e spettacolare della celebrazione.
Le sponde del Tonlé Sap diventano una festa continua: musica, lanterne, bancarelle di street food, bambini che corrono, anziani che osservano in silenzio. Di notte, il cielo si riempie di fuochi d’artificio e lanterne galleggianti, mentre il riflesso della luna sull’acqua sembra unirsi al ritmo dei tamburi.

Una celebrazione tra spiritualità e superstizione
Come in ogni tradizione cambogiana, la dimensione spirituale è parte integrante della festa. Le persone si recano nei wat (templi buddhisti) per portare offerte e accendere incensi, chiedendo prosperità per l’anno che viene. Molti credono che il modo in cui scorre l’acqua, o il successo delle gare di barche, siano presagi del raccolto futuro.
Ma Bon Om Touk è anche un momento di condivisione collettiva: unisce città e villaggi, ricchi e poveri, giovani e anziani. È il battito comune di un popolo che vive in simbiosi con il suo fiume.
Vivere la tradizione da viaggiatore
Chi viaggia in Cambogia in questo periodo non può restare indifferente: tutto profuma di festa. Nei mercati si trovano piatti tipici preparati solo per l’occasione, come il num ansom chek (un dolce di riso con banana avvolto in foglia di banana) o il somlor korko, una zuppa ricca di verdure e spezie locali.
Mangiare insieme, lungo il fiume o sotto le lanterne, diventa un modo per ringraziare la terra e l’acqua che nutrono il Paese.
Uno dei posti migliori per assistere al Bon Om Touk è Phnom Penh, dove la festa dura tre giorni e culmina con la cerimonia della luna piena. Ma anche Siem Reap, vicino ad Angkor Wat, celebra con sfilate più intime e suggestive, ideali se preferisci un’atmosfera meno caotica.
Ovviamente nei periodi di festa come questo è bene prenotare con largo anticipo.
Ti consiglio anche di indossare abiti leggeri (l’umidità è alta!) e di lasciarti portare dal ritmo delle tamburellate. E quando cala la sera, siediti sulla riva, guarda le lanterne galleggiare sull’acqua e pensa a quante volte anche la vita, come un fiume, ha saputo cambiare direzione.

Il Bon Om Touk insegna che tutto ciò che scorre può rinascere.
Che anche quando la corrente sembra andare contro, arriverà il momento in cui troverà la sua strada. E che forse, come l’acqua del Tonlé Sap, anche noi abbiamo bisogno ogni tanto di tornare indietro per andare avanti.
Il nostro viaggio intorno al mondo prosegue: a dicembre voliamo in Svezia, tra luci, neve e candele, per scoprire Santa Lucia: la festa che accende il buio del nord.
Al prossimo viaggio, Jey


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